Internacia Komitato por Etnaj Liberecoj (IKEL)

Internacia Komitato por Etnaj Liberecoj

Comitato Internazionale per le Libertà Etniche

  www.etnismo.org    →    Italiano    →    Dichiarazione per l'umanesimo etnista  
Arpitan / Francoprovençâl | Asturianu | Brezhoneg | Català | English | Español | Euskara | Français | Gaeilge | Magyar

In base al trattamento delle minoranze si può giudicare una civiltà
(Mahatma Gandhi)


Dichiarazione per l'umanesimo etnista

    1) Nel mondo odierno altamente tecnologizzato e strettamente interconnesso, basta premere un bottone per far esplodere l'intero pianeta, mentre gli equilibri ecologici sono gravemente scossi dai consumi di massa di una piccola parte dell'umanità. L'attuale ordine mondiale è estremamente ingiusto, perché si basa sullo sfruttamento dei ricchi sui poveri, del Nord sul Sud, dell'uomo sulla Natura.

    2) Quest'ordine mondiale, oltre ad essere estremamente ingiusto, minaccia anche di porre rapidamente fine alla civiltà e alla sopravvivenza dell'uomo, dal momento che il suo saccheggio ai danni della Natura non è piú sostenibile e perché esso, dando la precedenza agli interessi dei gruppi di potere, istiga i popoli l'uno contro l'altro, in una lotta per ricchezze sempre piú vicine all'esaurimento e nelle mani di piccole élite.

    3) Tipico esempio di questa tattica è il nazionalismo, la santificazione di una ragion di Stato contro tutte le altre, in cui l'interesse del paese è usato erroneamente e pretestuosamente per nascondere la volontà di gruppi economici e di potere esclusivi. Il caso dell'ex Jugoslavia, in cui tutte le parti hanno utilizzato argomenti tribali cercando di giustificare una lotta sanguinosa per il controllo di traffici illegali, è un esempio lampante di questa tattica.

    4) Il sistema attuale è molto forte, perché capace di dividere gli uomini attraverso le armi del nazionalismo e del consumismo. In questo modo, i popoli lottano uno contro l'altro per lo stesso sogno di falso benessere, garantendo la supremazia agli stessi interessi elitari di sempre.

    5) Noi vediamo l'assoluta necessità di ripensare quest'ordine mondiale, che influenzerà le nostre vite di domani, e di riorganizzarlo secondo principi di libertà e democrazia individuale e collettiva. Inoltre è assolutamente necessario che tutta l'umanità riveda la propria concezione di Natura come risorsa liberamente sfruttabile.

    6) Per far questo è necessario che si generalizzino i principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, che stabiliscono diritti validi per tutti gli uomini, "senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione".

    7) Questo principio di uguaglianza individuale, però, non è sufficiente, perché l'individuo fa parte di una comunità piú vasta, una comunità legata alla terra ereditata dai propri progenitori. Finita l'epoca dell'imperialismo e del colonialismo, nel mondo c'è una distribuzione dei popoli che solo un'evoluzione pacifica, e nessuna guerra, "pulizia etnica" o altro atto di forza, può legittimamente cambiare. Noi crediamo che, piú una comunità sente il proprio legame con la terra, piú forte sarà il suo desiderio di conservare gli equilibri ecologici e culturali del proprio paese. Al contrario, piú gli uomini sono spersonalizzati, assimilati da una cultura estranea ma piú forte, piú facilmente diventeranno i distruttori della propria eredità, il che causerà un impoverimento e un'espogliazione di tutta l'umanità. Nel mondo ci sono molti popoli di cui non è rispettato il diritto alla sopravvivenza fisica. Esistono altri popoli il cui diritto alla sopravvivenza culturale è altrettanto violato da Stati timorosi che la diversità e una vera libertà culturale possano metterne in pericolo le priorità di autoconservazione.

    8) Per risolvere questi problemi serve un principio di libertà e democrazia non soltanto individuale, ma anche collettivo perché, come riconosce l'articolo 1 della Convenzione quadro per la tutela delle minoranze nazionali (= etniche), approvata dal Consiglio d'Europa il 10 novembre 1994, "La tutela delle minoranze nazionali, e dei diritti e delle libertà degli individui appartenenti a tali minoranze, è parte integrante della protezione internazionale dei diritti umani". I diritti etnici sono quindi diritti umani. Inoltre, i diritti a disporre di acqua, terra e aria puliti, poiché inerenti all'ambiente, non sono individuali, ma collettivi, e le guerre sono causate o almeno perpetuate dal fatto che nel mondo ci sono forti diseguaglianze non solo fra gli individui, ma anche fra i popoli.

    9) Pertanto facciamo appello a tutte le persone e le organizzazioni attive sul campo della libertà culturale, linguistica, politica, religiosa o di altro tipo a una collaborazione volta alla nascita di un nuovo umanesimo, un umanesimo etnista che considererà i diritti umani in una prospettiva piú completa e non trascurerà i fondamentali aspetti dell'identità collettiva e locale. Siamo fermamente convinti che soltanto un simile umanesimo, che mira al riconoscimento reciproco dell'esistenza di tutte le etnie e, quindi, a renderle uguali e ad affratellarle, in modo da rimuovere la sovrastruttura etnica dai conflitti odierni, possa risolvere i problemi ed essere utile all'umanità anziché ai gruppi di potere.

    10) Sottolineiamo che l'umanesimo etnista è un principio che, mirando a una soluzione pacifica di tutti i conflitti, si oppone con fermezza allo sciovinismo nazionalista e al terrorismo, ma allo stesso tempo condanna il cosmopolitismo frainteso che, in nome di un'uguaglianza teorica fra gli individui, vuole assimilare tutti gli uomini allo stesso modello e fonderli nello stesso crogiolo monolingue, monoculturale e caratterizzato dagli stessi consumi.

    11) Il nostro obiettivo è che l'umanità si riorganizzi secondo strutture piú umane di autoamministrazione e rapporto con la terra, dando sempre la precedenza agli aspetti umani, culturali e naturali della vita sull'arricchimento, il monopolio, lo sfruttamento degli altri. E per far questo chiediamo la collaborazione di tutti.


Berlin, 01.08.1999.
Traduzzione dal esperanto: Daniele Vitali


Revuo: Etnismo

Kopirajto © 2015 Internacia Komitato por Etnaj Liberecoj (IKEL)